L’impronta idrica degli alimenti
Quanta acqua viene utilizzata, direttamente o indirettamente, durante il processo produttivo di un alimento?
Ultimamente si parla spesso di acqua “consumata” per produrre un alimento, arrivando ad “incolpare” gli alimenti che risultano avere un impatto idrico maggiore di altri.. come la carne, che viene considerata ad impronta idrica “maggiore” rispetto ad altri alimenti.
L’acqua è certamente una risorsa preziosa e fondamentale che deve essere utilizzata in modo responsabile, evitando gli sprechi, e per questo motivo molte aziende stanno riducendo sempre di più gli sprechi recuperando la maggior parte dei quantitativi d’acqua utilizzati nei processi produttivi.
Al fine di sensibilizzare le persone contro gli sprechi d’acqua, l’associazione Water Footprint Network ha documentato l’impronta idrica di diversi alimenti di largo consumo e ha stupito l’immaginario colletivo mostrando i dati di alcuni alimenti.
La mela, per esempio, ha bisogno di almeno 125 litri d’acqua per crescere fino ad un peso di 150 grammi. Quantità che aumenta fino a 1.140 litri se viene venduta in confezioni di succo da 1 litro.
Per produrre un bicchiere di birra da 250 ml si utilizzano 74 litri d’acqua.
La carne di maiale ha un’impronta idrica di 6000 litri per chilo, mentre per produrre un bicchiere di vino vengono impiegati 110 litri d’acqua.
Il riso consuma 2.500 litri di acqua per chilogrammo, quantità necessaria per la sua raccolta e la sua lavorazione.
Il tè ha l’impronta idrica più alta: 8.860 litri per chilo.